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Un 29enne di Pescara, L.M., è stato condannato a 7 mesi di reclusione per sostituzione di persona e diffamazione nei confronti di una ragazza che non aveva mai conosciuto. L’uomo si era impossessato del contenuto del telefono della vittima, compresi i documenti d’identità, e aveva diffuso materiale privato – anche a sfondo sessuale – su siti per adulti, creando falsi profili e pagine web per vendere foto e video come se fosse la stessa ragazza a gestirli.

La giovane, all’epoca 21enne, ha raccontato in aula il calvario iniziato nel 2019, tra insulti, molestie e il terrore di essere seguita. «Mi scrivono ancora oggi. Alcuni siti con il mio nome non sono mai stati rimossi», ha dichiarato.

Secondo l’accusa, l’imputato aveva creato anche un conto collegato a questi profili, facendolo sembrare intestato alla ragazza per incassare i proventi. Nella sua memoria informatica sono stati trovati un tariffario (da 2 a 40 euro a contenuto) e materiali compromettenti.

Nonostante un precedente procedimento collegato ai fatti (che si era chiuso con la messa alla prova e l’estinzione del reato), il giudice Angelo Di Salvatore ha deciso per la condanna e un risarcimento da stabilire in sede civile, fissando una provvisionale simbolica di 1.000 euro.

La vicenda, partita da una denuncia alla polizia postale nel 2019, ha evidenziato ancora una volta le difficoltà nel rimuovere contenuti lesivi dalla rete. L’inchiesta è stata supportata da perizie informatiche che hanno ricostruito nel dettaglio l’attività dell’imputato.
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