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All’alba di oggi i Carabinieri della Compagnia di Montesilvano hanno dato esecuzione a tre misure cautelari a carico di un giovane del posto e di due fratelli tunisini residenti a Pescara. Per due di loro si sono aperte le porte del carcere, mentre il terzo è stato sottoposto all’obbligo di dimora e alla presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.

Le ordinanze, emesse dal GIP del Tribunale di Pescara su richiesta della Procura, si inseriscono in una più ampia inchiesta denominata “Operazione Rider”, che ha svelato un sistema di spaccio nel quale i minori venivano trasformati in veri e propri corrieri della droga, utilizzando bici elettriche per raggiungere scuole e luoghi di ritrovo giovanili.

I minori come pedine del narcotraffico

L’indagine, coordinata con la Procura dei Minorenni de L’Aquila, ha coinvolto anche due adolescenti già raggiunti a luglio da misure restrittive di collocamento in comunità. Secondo gli investigatori, i ragazzi non avevano un ruolo marginale: erano il motore della distribuzione, incaricati delle consegne porta a porta come rider dello stupefacente.

Le accuse per gli indagati spaziano dalla detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti fino alle aggravanti per aver coinvolto minorenni nell’attività criminale.

Il sequestro e l’origine dell’indagine

L’operazione prende le mosse dal 9 ottobre 2024, quando i Carabinieri arrestarono in flagranza un giovane montesilvanese che custodiva grossi quantitativi di marijuana, hashish e cocaina all’interno di garage presi in affitto. In quell’occasione furono sequestrati 2,1 chili di marijuana e involucri che, in origine, avevano contenuto oltre 40 chili di droga.

Le analisi dei telefoni sequestrati hanno permesso di risalire a foto, simboli e segni distintivi collegati alle panette di stupefacente, tracciando così il flusso della merce.

Telegram e regole ferree dello spaccio

Gli investigatori hanno ricostruito una fitta rete di contatti tra i pusher e i clienti, gestita tramite un canale Telegram che copriva un’area da Teramo a Ortona. Una volta arrivate le richieste, i maggiorenni smistavano la droga ai minori che, a bordo di biciclette elettriche a noleggio, raggiungevano i luoghi di consegna.

Il giro d’affari era notevole: circa 50 mila euro in due mesi, frutto dello smercio di almeno 22 chili di sostanze stupefacenti. Una macchina ben organizzata, con regole precise: in caso di controlli, i ragazzi dovevano consegnare immediatamente ai “superiori” i verbali delle forze dell’ordine, mentre in caso di pioggia venivano accompagnati in auto dai maggiorenni, fingendo di essere semplici autostoppisti se fermati.
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