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PESCARA - Non ha mai avuto un vagito, né un respiro. Francesco è nato e morto nello stesso istante, in una sala parto dell’ospedale di Pescara. Per i suoi genitori, una coppia di Atessa che aspettava con trepidazione il secondo figlio, l’attesa di una nuova vita si è trasformata nella più crudele delle perdite.
Il dramma, consumatosi nella notte tra il 10 e l’11 settembre, è ora al centro di un’indagine della procura. Un medico e un’ostetrica sono stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo: un atto formale, necessario per poter disporre l’autopsia, affidata al professor Cristian D’Ovidio, che dovrà chiarire cause e tempi del decesso.
Il fascicolo è seguito dal pubblico ministero Gennaro Varone, dopo la denuncia presentata dal padre del neonato, un 37enne che ha visto crollare ogni certezza nel giro di pochi minuti. Saranno i risultati medico-legali a dire se ci siano state negligenze o errori professionali. Intanto, sia la famiglia – rappresentata dall’avvocato Italo Colaneri – sia gli indagati potranno nominare consulenti propri, in un procedimento che punta alla massima trasparenza.
Secondo la denuncia, la gravidanza era giunta al termine senza complicazioni. La coppia si era presentata in ospedale con un parto naturale programmato. Le prime ore sono trascorse senza segnali di allarme, tra monitoraggi regolari e attese cariche di speranza. Ma il travaglio si è protratto oltre le previsioni. La stanchezza della madre è aumentata, eppure l’opzione del cesareo non è stata presa in considerazione.
Poco prima della mezzanotte, il bimbo è venuto alla luce. Nessun pianto, nessun movimento: solo un corpo immobile nelle braccia dell’ostetrica. A quel punto sono scattati i tentativi di rianimazione, protratti a lungo ma senza esito. Per i genitori, il tempo si è fermato davanti a un dolore inconcepibile.
Il padre, ancora sconvolto, ha deciso di rivolgersi alle autorità, non per cercare subito un colpevole, ma per avere risposte. La cartella clinica è stata sequestrata dai carabinieri e l’autopsia dirà se quel silenzio, in sala parto, poteva essere evitato. Per ora resta soltanto un vuoto, e la ricerca di una verità che possa dare un senso, almeno giudiziario, a una tragedia senza senso umano.