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PESCARA — Nel cuore di Rancitelli, dietro l’istituto Manthoné, un palazzo di via Tavo 229 è diventato una vera e propria base operativa per lo spaccio. Qui, ogni giorno, fino a 240 acquirenti si alternano in un via vai incessante, accolti dalle cosiddette sentinelle, le vedette che controllano ogni movimento e regolano l’ingresso degli acquirenti come in un sistema militare.
Una dose ogni tre minuti, circa 4.800 euro di incasso giornaliero: una macchina criminale che lavora a pieno ritmo e che ha trasformato la vita dei residenti in un incubo.

A denunciare la situazione sono i consiglieri comunali Domenico Pettinari e Massimiliano Di Pillo, che hanno documentato il fenomeno con sopralluoghi e segnalazioni dirette. «Siamo davanti a un nuovo fortino della droga», spiega Pettinari. «Il palazzo è stato letteralmente militarizzato da gruppi che si spartiscono i turni. Le sentinelle presidiano il porticato, chiuso da recinzioni di ferro, e filtrano chi entra. Chi prova ad avvicinarsi senza permesso viene subito bloccato o intimidito».

Le immagini e i racconti raccolti dai residenti confermano un clima di paura costante: luci spente volutamente, ingressi controllati e un andirivieni continuo, soprattutto la sera. «Gli inquilini onesti vivono barricati in casa», racconta Pettinari. «Basta uno sguardo sbagliato per scatenare minacce o aggressioni. Di notte il palazzo resta al buio, così gli spacciatori possono muoversi indisturbati. È una prigione per chi vorrebbe solo vivere serenamente».

Non mancano episodi di degrado estremo: scale sporche, rifiuti e persino tracce di deiezioni umane segnalate dai residenti. «Una situazione indegna», prosegue il consigliere. «Abbiamo chiesto al sindaco Carlo Masci di intervenire subito inviando la polizia municipale per verificare la posizione degli inquilini e, se necessario, avviare le procedure di decadenza per chi non ha più i requisiti. L’Ater, proprietaria dell’immobile, deve ripristinare immediatamente l’illuminazione e i servizi di base».

Pettinari e Di Pillo chiedono anche al prefetto vicario di farsi promotore di un’azione coordinata tra forze dell’ordine, Comune e Ater per smantellare definitivamente la piazza di spaccio che da mesi domina la zona. «Rancitelli non può più essere lasciato solo. Serve una risposta forte e continua dello Stato», conclude Pettinari. «Le persone perbene non possono restare ostaggio della criminalità».
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